Le fake news sono un fenomeno in rapida espansione, particolarmente insidioso in un'epoca dominata dai social media. In questo contesto, la disinformazione – la diffusione deliberata di informazioni false o fuorvianti – si diffonde rapidamente, plasmando l'opinione pubblica e influenzando processi decisionali critici.

Tuttavia, c'è di più da considerare: non si tratta solo di una minaccia informativa; la disinformazione è strettamente legata alla guerra cognitiva, una sofisticata strategia progettata per influenzare la percezione della realtà e manipolare e controllare profondamente i processi decisionali che influenzano i meccanismi cognitivi di individui, gruppi o intere popolazioni.

Perché alcuni individui sono in grado di distinguere le fake news, mentre altri sono più facilmente influenzati da informazioni fuorvianti? L'applicazione di strumenti di ricerca di neuromarketing ha fornito preziosi spunti su questo interrogativo.

I ricercatori dei laboratori di Neuroscienze del Professor Fabio Babiloni presso l'Università La Sapienza hanno condotto uno studio volto a identificare modelli comportamentali e tratti della personalità che rendono gli individui più propensi ad accettare le fake news come vere.

A ciascun partecipante sono state mostrate otto immagini – quattro con notizie vere e quattro con fake news – formattate in modo da assomigliare a post di Facebook. Dopo aver letto il contenuto, ai partecipanti è stato chiesto di valutare la credibilità delle informazioni.

Lo studio ha utilizzato la tecnologia eye-tracking e i test di associazione implicita (IAT) per misurare tratti chiave della personalità come coscienziosità, apertura mentale e stabilità emotiva.

I risultati hanno rivelato che i partecipanti in grado di valutare correttamente la veridicità della notizia tendevano a concentrarsi più frequentemente e per un periodo di tempo più lungo sul testo del post. Inoltre, leggevano e comprendevano il testo, dedicando meno tempo alla lettura dei titoli. Questi risultati suggeriscono che un esame più approfondito del testo, piuttosto che affidarsi a titoli accattivanti, che potrebbero non riflettere accuratamente il contenuto, migliora la capacità di distinguere tra notizie vere e false.

Un altro risultato particolarmente interessante riguarda i tratti della personalità: lo IAT ha rivelato che i partecipanti con livelli più bassi di apertura mentale erano più bravi a identificare correttamente se le notizie erano vere o false. Ciò suggerisce che una maggiore apertura a nuove idee è collegata a un approccio meno analitico e critico alle informazioni, rendendo gli individui più suscettibili alle fake news.

Articolo redatto in collaborazione con alcuni studenti del corso di laurea in Comunicazione Scientifica Biomedica dell'Università Sapienza di Roma, con riferimento a:

Menicocci, S.; Lupo, V.; Ferrara, S.; Giorgi, A.; Serra, E.; Babiloni, F.; Borghini, G. Fake-News Attitude Evaluation in Terms of Visual Attention and Personality Traits: A Preliminary Study for Mitigating the Cognitive Warfare. Behav. Sci. 2024, 14, 1026. https://doi.org/10.3390/bs14111026 

 

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